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Uso del blu
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Inviato: Lun Feb 10, 07:21:50 Uso del blu Descrizione: |
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Uso del blu
L'uso del colore blu nella storia umana, nell'arte, nella religione e per altri fini sociali, non risale alla notte dei tempi . Nelle pitture parietali del Paleolitico superiore si trovano rossi, neri, bruni e ocra di tutte le sfumature, ma non c'è posto per il blu. Anche in seguito, quando comparvero le prime tecniche di tintura degli abiti, l'uomo iniziò a tingere in blu molto tempo dopo il rosso, l'ocra, il rosa e il viola, a causa della costante difficoltà di fabbricare buoni coloranti e pigmenti di quel colore . I primi coloranti blu conosciuti furono pertanto ritenuti preziosi, prodotti di origine vegetale - il guado in Europa, l'indaco in Asia e in Africa -, mentre i primi pigmenti blu furono prodotti da minerali, di solito lapislazzuli o azzurrite . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:21:50 Adv |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:22:08 Descrizione: |
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Nell'antichità
Il lapislazzuli, una pietra semipreziosa, è stato estratto in Afghanistan per più di tremila anni ed esportato in ogni parte del mondo antico . In Iran e in Mesopotamia veniva utilizzato per fabbricare gioielli e vasellame, mentre in Egitto venne impiegato per realizzare le sopracciglia della maschera funeraria di Tutankhamon (1341-1323 a.C.) . Importare il lapislazzuli dall'Afghanistan all'Egitto con le carovane era molto dispendioso, pertanto, a partire dal 2500 a.C. circa, gli antichi egizi iniziarono a produrre un proprio pigmento blu, noto come blu egiziano, macinando silice, calce, rame e alcali e riscaldando il tutto a 800-900 °C. Quello che ricavavano attraverso questo procedimento è considerato il primo pigmento sintetico mai realizzato . Il blu egiziano veniva usato per dipingere su legno, papiro e tela e per colorare perline, intarsi e vasi di maiolica. Era particolarmente usato in statue e figurine funebri e nei dipinti che ornavano le pareti delle tombe. Il blu era considerato un colore benevolo che avrebbe protetto i morti dal male nell'aldilà, quindi una tintura di questo colore veniva anche usata per colorare i tessuti con cui venivano avvolte le mummie .
In Egitto il blu era associato al cielo e alla divinità. Il dio Amon poteva rendere la sua pelle di questo colore in modo da poter volare, invisibile, attraverso i cieli. Il blu poteva anche proteggere dal male: molte persone nel bacino del Mediterraneo indossano ancora oggi un amuleto blu, che rappresenta l'occhio di Dio, per proteggersi dalle sventure . Vetri blu venivano prodotti in Mesopotamia e in Egitto già a partire dal 2500 a.C., utilizzando gli stessi ingredienti a base di rame del blu egiziano. I minerali di cobalto fornivano un blu più profondo di quello del rame; queste ricette furono usate con scarse modifiche nel Medioevo per le grandiose vetrate istoriate delle cattedrali di Saint-Denis e di Chartres . La Porta di Ishtar dell'antica Babilonia (604-562 a.C.) era decorata con mattoni smaltati di colore blu scuro, sui quali spiccano le raffigurazioni di leoni, draghi e uri .
Gli antichi greci classificavano i colori in base al fatto che fossero chiari o scuri, piuttosto che in base alla loro tonalità. La parola greca per indicare il blu scuro, kyaneòs, poteva indicare anche il verde scuro, il viola, il nero o il marrone. Allo stesso tempo il termine glaukòs non esprimeva soltanto il blu chiaro, ma anche il verde chiaro, il grigio o il giallo . È stata rinvenuta fritta blu egizia nelle pitture murali di Cnosso a Creta, anteriori al 2100 a.C., sugli edifici del periodo miceneo della Grecia arcaica (verso il 1400 a.C.) e in vari manufatti lungo tutto l'arco della civiltà greca. Il blu non era uno dei quattro colori primari della pittura greca descritti da Plinio il Vecchio (rosso, giallo, nero e bianco), ma era comunque usato come colore di sfondo dietro i fregi sui templi e per colorare la barba delle statue .
A Roma vestirsi di blu era di solito considerato sminuente, eccentrico (soprattutto in età repubblicana e all'inizio dell'Impero) oppure era segno di lutto, ma per i romani il blu era soprattutto il colore dei barbari, celti e germani, che, a detta di Cesare e di Tacito, avevano l'abitudine di tingersi il corpo di questo colore per spaventare i loro avversari. Ovidio aggiunge che i germani da vecchi si tingevano i capelli con il guado per coprire i capelli bianchi . Nonostante questo, anche i romani fecero un ampio uso del blu nelle decorazioni. L'indaco era importato dall'India: i greci lo chiamavano indikós, e Vitruvio narra che i pittori romani lo usavano nel I secolo a.C. Oltre a questo i romani usavano anche il blu egiziano: si trova non solo sulle pareti di Pompei ma anche immagazzinato nelle botteghe di colori della città, così come nelle tombe di pittori romani . I romani usavano molte parole diverse per indicare le varie varietà di blu, tra cui caeruleus, caesius, glaucus, cyaneus, lividus, venetus, aerius e ferreus, il che favorirà in seguito l'introduzione di due parole nuove nel lessico latino per designare il blu, l'una venuta dalle lingue germaniche (blavus), l'altra dall'arabo (azureus). Sono tali parole che finiranno col prendere il sopravvento sulle altre e coll'imporsi nelle lingue romanze. Così in francese, in italiano e in spagnolo le due parole più comuni per designare il colore blu non sono un retaggio del latino ma del tedesco e dell'arabo: «blu» (blau) e «azzurro» (lazaward) . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:22:23 Descrizione: |
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Nell'impero bizantino e nel mondo islamico
Il blu scuro veniva ampiamente usato nell'arte bizantina. Cristo e la Vergine Maria di solito venivano raffigurati con vesti di colore blu scuro o viola e il blu veniva usato come colore di fondo per rappresentare il cielo nei magnifici mosaici che decoravano le chiese bizantine .
Nel mondo islamico il blu occupava un ruolo secondario rispetto al verde, ritenuto il colore preferito dal profeta Maometto. In alcuni periodi, nella Spagna moresca e in altre parti del mondo islamico, il blu era il colore indossato da cristiani ed ebrei, perché solo ai musulmani era consentito vestire di bianco e verde . Piastrelle decorative di colore blu scuro e turchese venivano utilizzate assiduamente per decorare le facciate e gli interni di moschee e palazzi dalla Spagna all'Asia centrale. Il pigmento di lapislazzuli veniva anche usato per creare il blu intenso delle miniature persiane. _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:22:50 Descrizione: |
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Durante il Medioevo
Nelle arti e nella vita quotidiana europea del primo Medioevo il blu ha avuto un ruolo minore. I nobili si vestivano di rosso o viola, mentre solo i poveri indossavano abiti blu, tinti con coloranti di scarsa qualità ricavati dalla pianta del guado. Il blu non aveva alcun ruolo nei ricchi costumi del clero o nell'architettura o decorazione delle chiese. Le cose cambiarono radicalmente tra il 1130 e il 1140 a Parigi, quando l'abate Sugerio fece ricostruire la basilica di Saint-Denis, installando vetrate colorate con il cobalto, che, combinate alla luce che filtrava dai vetri rossi, riempivano la chiesa di una luce viola-bluastra. Questa chiesa divenne una vera meraviglia del mondo cristiano e il colore diventò noto come «blu di Saint-Denis». Negli anni che seguirono vetrate blu ancora più eleganti furono installate in altre chiese, come la cattedrale di Chartres e la Sainte-Chapelle di Parigi .
Un altro importante fattore che contribuì ad accrescere il prestigio del colore blu nel XII secolo fu la venerazione della Vergine Maria e un cambiamento nei colori utilizzati per rappresentare i suoi abiti. Nei secoli precedenti, infatti, Maria veniva quasi sempre raffigurata con abiti di colore scuro: nero, grigio, bruno, viola, blu o verde cupo. Nello stesso periodo in pittura iniziò a diventare più frequente l'utilizzo di un nuovo pigmento più costoso importato dall'Asia, il blu oltremare, e il blu iniziò ad essere associato alla santità, all'umiltà e alla virtù.
Il blu oltremare veniva ricavato dal lapislazzuli, un minerale raro: in pratica l'unica fonte durante tutto il Medioevo furono le cave di Badakhshan, nell'attuale Afghanistan, alle sorgenti del fiume Oxus. Marco Polo visitò le cave nel 1271 e se ne meravigliò: «E quivi, innun'altra montagna, ove si cava l'azurro, e è 'l migliore e 'l più fine del mondo; e le pietre onde si fa l'azurro, è vena di terra. E àvi montagne ove si cava l'argento». Il lapislazzuli fu usato a volte come pigmento preparato con la semplice macinazione; compare, per esempio, in manoscritti bizantini dal VI al XII secolo, e in dipinti cinesi e indiani dell'XI. Ma a meno che la pietra fosse formata da lazurite molto pura, i risultati erano modesti. Nel blu oltremare le impurità venivano tolte attraverso un processo lungo e difficile, creando un blu carico e intenso. Dal momento che giungeva dall'altra sponda del Mediterraneo, ricevette il nome di blu oltremare (o bleu outremer in francese). Costava molto di più di qualsiasi altro colore e divenne il colore di lusso per i re e i principi d'Europa .
Il re Luigi IX di Francia, meglio noto come Luigi il Santo (1214-1270), divenne il primo sovrano francese a vestirsi regolarmente di blu, in seguito imitato da altri nobili. Anche il leggendario re Artù iniziò ad essere raffigurato vestito in blu. Lo stemma dei re di Francia divenne uno scudo azzurro o blu chiaro, cosparso di fleurs de lys o gigli dorati. Il blu uscì dall'oscurità per divenire il colore reale .
Una volta divenuto il colore dei re, il blu divenne anche il colore dei ricchi e potenti d'Europa. Nel Medioevo, in Francia e in parte dell'Italia, la tintura dei tessuti blu era consentita solo con una licenza rilasciata dalla corona o dallo stato. In Italia la tintura del blu era assegnata a una specifica corporazione, i tintori di guado, e non poteva essere eseguita da nessun altro senza incorrere in pene severe. All'epoca indossare abiti blu era indice di dignità e di ricchezza .
Oltre all'oltremare, un blu meno caro era ricavato dal minerale azzurrite, un carbonato basico di rame. Per gli artisti occidentali le sue fonti erano più vicine: ce n'erano infatti depositi nella Francia orientale, in Ungheria, Germania e Spagna. Già i romani lo utilizzavano e Plinio lo chiamava lapis armenius, rivelandone così la provenienza. Nell'Inghilterra medievale era spesso denominato «azzurro d'Alemagna», mentre i tedeschi stessi lo indicavano come Bergblau, «azzurro montagna». Macinata molto finemente, l'azzurrite produce una tonalità di celeste pallido con una punta di verde, molto adatta per i cieli. Albrecht Dürer, come la gran parte dei suoi compatrioti, si affidava soprattutto all'azzurrite locale per preparare i suoi blu migliori .
A queste tradizionali tinte azzurre il Medioevo ne aggiungeva un'altra: il tornasole, o folium in latino, estratto dalla pianta che i dotti medievali chiamavano «morella» e che è stata identificata con la Chrozophora tinctoria, originaria della Francia meridionale e chiamata maurelle in Provenza. Se ne ricavava un prodotto finale trasparente molto apprezzato per miniare i codici .
Un altro pigmento blu ancora era la polvere di vetro blu, contenente cobalto, detta «smaltino». La miglior qualità di smaltino aveva un tocco di porpora, che lo rendeva adatto a sostituire l'oltremare. Ma questa sua caratteristica diminuisce tristemente quando viene mescolato a un olio; lo smaltino rende meglio negli acquerelli o negli affreschi. Divenne particolarmente popolare nel XVII secolo, quando il blu oltremare divenne più difficile da ottenere. Venne impiegato, tra gli altri, da Tiziano, Tintoretto, Veronese, El Greco, van Dyck, Rubens e Rembrandt . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:23:02 Descrizione: |
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Nel Rinascimento europeo
Nel Rinascimento si ebbe una rivoluzione nella pittura: per la prima volta nell'arte occidentale i pittori si sforzarono di raffigurare il mondo come appare veramente all'occhio, con prospettiva, profondità, ombre e luce proveniente da un'unica fonte. Pertanto gli artisti dovettero adattare il loro uso del blu alle nuove regole pittoriche. Raffaello divenne un maestro di questa tecnica: il suo genio consistette nel trovare un modo di lavorare con tinte brillanti che tuttavia stessero insieme in armonioso equilibrio. Evitava i contrasti forti: il blu oltremare del manto della Vergine nella Madonna d'Alba (1511) è ammorbidito con biacca, e il rosso vivo contro l'azzurro acquamarina nella Madonna del Granduca (1505 ca.) è bilanciato dalle profonde ombre e dallo splendore aureo dei toni carnicini .
Il blu oltremare era il blu di maggior prestigio durante il Rinascimento, e talvolta i committenti dichiaravano specificamente che venisse utilizzato nei dipinti richiesti. Il contratto per la Madonna delle Arpie (1515) di Andrea del Sarto richiedeva che la veste della Vergine fosse resa con oltremare «di almeno cinque fiorini grossi l'oncia» . Un buon blu oltremare era più costoso dell'oro: nel 1508 il pittore tedesco Albrecht Dürer riferì in una lettera di aver speso dodici ducati - l'equivalente di quarantuno grammi d'oro - per soli trenta grammi di blu oltremare .
Spesso i pittori o i committenti risparmiavano denaro usando blu meno costosi, come lo smaltino e l'azzurrite, o pigmenti realizzati con l'indaco, ma questo a volte causava problemi. I pigmenti a base di azzurrite erano sì più economici, ma tendevano a diventare scuri e verdi con il tempo. Ne è testimonianza la veste della Vergine Maria della Pala Colonna di Raffaello, conservata al Metropolitan Museum di New York, il cui blu di azzurrite si è degradato fino a divenire nero-verdastro .
L'introduzione della pittura a olio portò dei cambiamenti nell'aspetto dei colori e nel modo in cui essi venivano utilizzati. Ad esempio, nell'olio l'oltremare è più nero che nella tempera d'uovo, ma il ricco colore blu si poteva ripristinare mescolandolo con un po' di biacca, così come fece Raffaello nella suddetta Madonna d'Alba . In Bacco e Arianna Tiziano conferì maggior brillantezza alla veste blu di Arianna stendendo un velo sottile di pigmento più scuro, macinato grosso, sopra uno spesso strato macinato più fine . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:23:14 Descrizione: |
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La porcellana blu e bianca
Intorno al IX secolo, gli artigiani cinesi abbandonarono il colore blu han che avevano usato per secoli e iniziarono a usare il blu cobalto, realizzato con sali di cobalto di allumina, per fabbricare la delicata porcellana bianca e blu. Piatti e vasi venivano modellati e fatti asciugare, dopodiché venivano dipinti con un pennello, ricoperti con smalto trasparente e infine cotti ad alta temperatura. A partire dal XIV secolo, questo tipo di porcellana iniziò ad essere esportato in gran quantità in Europa, dove ispirò un intero stile artistico, quello chiamato delle Cineserie. Le corti europee cercarono per molti anni di imitare la porcellana blu e bianca cinese, ma vi riuscirono solamente nel XVIII secolo, quando un missionario riuscì a riportare il procedimento segreto di fabbricazione dalla Cina.
Altre famose porcellane con motivi bianchi e blu furono prodotte a Delft, a Meissen, nello Staffordshire e a San Pietroburgo in Russia. _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:23:38 Descrizione: |
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La guerra dei blu: indaco contro guado
Nonostante il blu fosse un colore costoso e di gran prestigio nella pittura europea, esso divenne un colore comune nell'abbigliamento durante il Rinascimento. L'ascesa del blu nella moda nei secoli XII e XIII portò allo sviluppo dell'industria tintoria in alcune città, in particolare Amiens, Tolosa ed Erfurt, dove veniva prodotto un colorante - chiamato pastello - a partire dal guado, una pianta comune in Europa che veniva impiegata per ricavare il pigmento blu dai celti e dai popoli germanici. Il blu divenne un colore indossato da domestici e artigiani, non solo dai nobili. Nel 1570, quando papa Pio V stilò l'elenco dei colori che potevano essere usati per gli abiti ecclesiastici e le decorazioni dell'altare, escluse il blu, perché lo considerava troppo comune .
Il processo di ricavare il blu dal guado era lungo e nocivo: bisognava immergere le foglie della pianta per un periodo variabile da tre giorni a una settimana nell'urina umana, possibilmente in quella di uomini che avevano bevuto molto alcool, che si diceva migliorasse la qualità del colore. Il tessuto da colorare veniva quindi immerso per un giorno nella miscela risultante, quindi messo al sole, dove, asciugandosi, diventava blu .
L'industria del guado fu minacciata nel XV secolo dall'arrivo dall'India dello stesso colorante (l'indaco), ricavato da un arbusto ampiamente coltivato in Asia. L'indaco asiatico era molto più facile da ottenere. Nel 1498, Vasco da Gama aprì una rotta commerciale per importare l'indaco dall'India all'Europa. In India, le foglie venivano immerse nell'acqua, fatte fermentare, pressate in panette, essiccate in mattoni e quindi trasportate nei porti di Londra, Marsiglia, Genova e Bruges. Più tardi, nel XVII secolo, inglesi, spagnoli e danesi crearono piantagioni di indaco in Giamaica, Carolina del Sud, Isole Vergini e Sudamerica e iniziarono a importare l'indaco americano in Europa.
I paesi dove l'industria del pastello era particolarmente sviluppata e fiorente cercarono di bloccare l'utilizzo dell'indaco. In Germania un governatore mise fuorilegge l'uso dell'indaco, descrivendolo come «una sostanza perniciosa, ingannevole e corrosiva, il colorante del Diavolo» . In Francia, Enrico IV, in un editto del 1609, proibì, sotto pena di morte, l'uso della «falsa e perniciosa droga indiana» . In Inghilterra fu proibito fino al 1611, quando i mercanti britannici impiantarono la propria industria di indaco in India e iniziarono a importarla in Europa .
Gli sforzi per bloccare l'importazione dell'indaco, tuttavia, furono vani: la qualità del blu di indaco era troppo elevata e il prezzo troppo basso affinché il pastello ricavato dal guado potesse competervi. Nel 1737 sia il governo francese che quello tedesco consentirono finalmente l'utilizzo dell'indaco. Questo portò alla rovina l'industria del guado a Tolosa e nelle altre città che producevano il pastello, ma creò un nuovo fiorente commercio dell'indaco in porti come Bordeaux, Nantes e Marsiglia .
Alla fine del XIX secolo ebbe luogo un'altra guerra tra blu, questa volta tra indaco e indaco sintetico, scoperto nel 1868 dal chimico tedesco Johann Friedrich Wilhelm Adolf von Baeyer. La società chimica tedesca BASF immise sul mercato il nuovo colorante nel 1897, in diretta concorrenza con l'industria dell'indaco a conduzione britannica, che all'epoca produceva la maggior parte dell'indaco immesso sul mercato. Nel 1897 la Gran Bretagna vendette diecimila tonnellate di indaco naturale in tutto il mondo, mentre la BASF vendette seicento tonnellate di indaco sintetico. L'industria britannica abbassò i prezzi e ridusse gli stipendi dei suoi lavoratori, ma non poté competere: l'indaco sintetico era più puro, dava un blu più duraturo e non dipendeva dal buono o cattivo esito dei raccolti. Nel 1911, l'India vendeva solo 660 tonnellate di indaco naturale, rispetto alle 22.000 tonnellate di indaco sintetico vendute dalla BASF. Nel 2002 sono state prodotte oltre 38.000 tonnellate di indaco sintetico, utilizzate soprattutto per la produzione di blue jeans . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:23:57 Descrizione: |
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Il blu delle uniformi
Nel XVII secolo, Federico Guglielmo I di Brandeburgo fu uno dei primi sovrani a dotare il suo esercito di uniformi blu. La motivazione era puramente economica: gli stati tedeschi stavano cercando di proteggere la loro industria del pastello dalla concorrenza con il blu indaco d'importazione. Quando il Brandeburgo divenne il Regno di Prussia nel 1701, il colore delle uniformi venne adottato dall'esercito prussiano. La maggior parte dei soldati tedeschi indossò uniformi blu scuro fino alla prima guerra mondiale, con l'eccezione dei bavaresi, che avevano uniformi azzurre .
Grazie in parte alla disponibilità del colorante indaco, il XVIII secolo vide l'uso diffuso di uniformi militari blu. Prima del 1748, gli ufficiali della Marina britannica indossavano semplicemente abiti e parrucche civili di qualità superiore, ma in questo anno venne stabilito che essi indossassero un cappotto ricamato del colore allora chiamato «blu marino», noto oggi come «blu navy» . Quando nel 1775 venne creata la Marina continentale degli Stati Uniti, le uniformi e il colore furono copiati in gran parte da quelli britannici.
Alla fine del XVIII secolo, le uniformi blu divennero un simbolo di libertà e rivoluzione. Nell'ottobre 1774, ancor prima che gli Stati Uniti dichiarassero la propria indipendenza, George Mason e un centinaio di abitanti della Virginia vicini di George Washington organizzarono una milizia volontaria (la Fairfax County Independent Company of Volunteers) ed elessero Washington comandante onorario. Per le loro uniformi scelsero il blu e il camoscio, i colori del partito Whig, all'epoca all'opposizione in Inghilterra, le cui politiche erano sostenute da George Washington e da molti altri patrioti nelle colonie americane .
Quando nel 1775, allo scoppio della rivoluzione americana, fu istituito l'Esercito continentale, il primo Congresso continentale dichiarò che il colore delle uniformi ufficiali sarebbe stato il marrone, ma questo andò contro il parere di molte milizie, i cui ufficiali indossavano già uniformi blu. Nel 1778 il Congresso chiese a George Washington di disegnare una nuova uniforme e nel 1779 Washington presentò ufficialmente le nuove uniformi color blu e camoscio. Il blu continuò ad essere il colore delle uniformi da campo dell'esercito americano fino al 1902 ed è tuttora il colore delle uniformi da parata .
In Francia le Guardie francesi, il reggimento di élite alle dipendenze di Luigi XVI, indossavano uniformi blu scuro con rifiniture rosse. Nel 1789, i soldati fraternizzarono con il popolo e, cambiando campo, giocarono un ruolo di primo piano nella presa della Bastiglia. Dopo la caduta della Bastiglia, venne istituita una nuova forza armata, la Guardia nazionale, sotto il comando del Marchese La Fayette, che aveva servito George Washington in America. La Fayette diede alle Guardie nazionali uniformi blu scuro simili a quelle dell'Esercito continentale. Il blu divenne il colore degli eserciti rivoluzionari, in contrapposizione alle uniformi bianche dei realisti e degli austriaci .
Napoleone Bonaparte abbandonò molte delle dottrine della rivoluzione francese, ma mantenne il blu come colore per le uniformi del suo esercito, nonostante avesse grandi difficoltà a ottenere il colorante blu, dal momento che i britannici controllavano i mari e bloccavano l'importazione di indaco in Francia. Napoleone fu quindi costretto a tingere le uniformi con il guado, dal quale si ottiene però un blu di qualità inferiore . I soldati francesi indossarono un cappotto di colore blu scuro e pantaloni rossi fino al 1915, ma la loro divisa dai toni sgargianti li rese bersagli troppo visibili sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. Allora fu deciso di vestire i soldati con nuove uniformi di un colore blu smorto, tendente al grigio, chiamato «blu orizzonte».
Il blu era il colore della libertà e della rivoluzione nel XVIII secolo, ma nel XIX secolo divenne sempre più il colore dell'autorità governativa, quello delle uniformi dei poliziotti e di altri funzionari pubblici. Era considerato un colore serio e autorevole, senza apparire minaccioso. Nel 1829, quando Robert Peel creò la prima polizia metropolitana di Londra, rese più scuro il colore delle uniformi, trasformandolo in un blu scuro, quasi nero, per rendere i poliziotti diversi dai soldati vestiti di rosso, che a volte erano stati impiegati per far rispettare l'ordine. La tradizionale giubba blu con bottoni argentati del bobbie londinese venne abbandonata solo verso la metà degli anni '90 del XX secolo, quando venne sostituita per quasi tutte le occasioni formali da un gilet o una maglia di un colore noto ufficialmente come «blu NATO» .
Il dipartimento di polizia di New York City, modellato sulla polizia metropolitana di Londra, venne creato nel 1844 e nel 1853 i suoi agenti ricevettero ufficialmente un'uniforme blu navy, il colore che indossano ancora oggi . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:24:16 Descrizione: |
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lla ricerca del blu perfetto
Per tutto il XVII e XVIII secolo, i chimici di tutta Europa cercarono di scoprire un modo per creare pigmenti blu sintetici, cercando così di evitare le spese per importare e macinare lapislazzuli, azzurrite e altri minerali. Gli egiziani erano riusciti a creare un colore sintetico, il blu egiziano, tremila anni prima di Cristo, ma la formula era andata perduta. Anche i cinesi avevano creato pigmenti sintetici, ma in Occidente la loro formula non era ancora conosciuta.
Nel 1709 un droghiere e fabbricante di colori tedesco di nome Johann Jacob Diesbach scoprì per caso un nuovo pigmento blu mentre armeggiava con potassa e solfato di ferro. Il nuovo colore venne inizialmente chiamato «blu di Berlino», ma in seguito divenne noto come «blu di Prussia». A partire dal 1710 venne utilizzato dal pittore francese Antoine Watteau e successivamente dal suo successore Nicolas Lancret. Divenne immensamente popolare per la fabbricazione di carta da parati e nel XIX secolo fu ampiamente utilizzato dai pittori impressionisti francesi .
A partire dagli anni '20 del XIX secolo, il blu di Prussia venne importato in Giappone attraverso il porto di Nagasaki. I giapponesi lo chiamavano bero-ai, o «blu di Berlino», e divenne popolare perché non sbiadiva come il tradizionale pigmento blu giapponese, l'ai-gami, ricavato dalla Commelina communis. Il blu di Prussia venne usato sia da Hokusai, nelle sue famose stampe di onde, che da Hiroshige .
Nel 1824 la Société d'encouragement pour l'industrie nationale in Francia offrì un premio a chi avesse inventato un blu oltremare artificiale che potesse competere con il colore naturale ricavato dal lapislazzuli. Il premio venne vinto nel 1826 da un chimico di nome Jean Baptiste Guimet, ma egli si rifiutò di rivelare la formula del suo colore. Nel 1828, un altro scienziato, Christian Gmelin, allora professore di chimica a Tubinga, scoprì il procedimento e pubblicò la sua formula. Questo fu l'inizio della nuova industria per la fabbricazione del blu oltremare artificiale, che alla fine sostituì quasi completamente il prodotto naturale .
Nel 1878 un chimico tedesco di nome A. von Baeyer scoprì un sostituto sintetico dell'indigotina, il principio attivo dell'indaco. Questo prodotto sostituì gradualmente l'indaco naturale e, dopo la fine della prima guerra mondiale, pose fine al commercio dell'indaco dalle Indie orientali e occidentali.
Nel 1901 venne inventato un nuovo pigmento blu sintetico, chiamato blu di indantrene, che aveva una resistenza ancora maggiore allo scolorimento provocato dal lavaggio o dall'esposizione al sole. Questo colorante sostituì gradualmente l'indaco artificiale, la cui produzione cessò intorno al 1970. Oggi quasi tutti gli abiti blu vengono tinti con il blu di indantrene . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:24:30 Descrizione: |
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I pittori impressionisti
L'invenzione di nuovi pigmenti blu sintetici nei secoli XVIII e XIX arricchì e apportò nuove tonalità brillanti alla tavolozza dei pittori. J. M. W. Turner era molto incline a sperimentare nuovi pigmenti ed esiste qualche indizio che egli abbia usato oltremare sintetico come acquerello alla fine del decennio 1820-30 e tra i venti principali materiali usati nei dipinti impressionisti dodici erano colori nuovi e sintetici, come l'azzurro ceruleo, il blu cobalto e l'oltremare artificiale .
Un altro importante fattore che influenzò la pittura del XIX secolo fu la teoria dei colori complementari, sviluppata dal chimico francese Michel Eugene Chévreul nel 1828 e pubblicata nel 1839. Egli dimostrò che ponendo due colori complementari, come il blu e il giallo-arancio o il blu oltremare e il giallo, l'uno accanto all'altro si intensificava l'intensità di ogni colore «fino all'apogeo della loro tonalità» . Nel 1879 un fisico americano, Ogden Rood, pubblicò un libro, Modern Chromatics, in cui venivano indicati i complementari di ogni colore dello spettro . Claude Monet presenta alcuni dei suoi contrasti di colore più «chevreuliani» in quadri che raffigurano acqua, dove il gioco della luce solare è al massimo della luminosità. In Regate ad Argenteuil (1872), l'acqua azzurra è arricchita da arancione vivo, la casa dal tetto rosso è collocata tra fogliame verde, e figure e ombre violette si stagliano contro le vele giallo-crema. Quando in Impressione, levar del sole (1872) Monet utilizza la stessa audace giustapposizione di arancione e azzurro, il disco solare sembra quasi balzare fuori dalla tela. Pierre-Auguste Renoir in In barca sulla Senna (1879-80) presenta una barchetta di un arancio stridente, sullo sfondo dell'acqua azzurro cupo, mentre le ombre rosse della prua sono complementari a una zona di fogliame verde in primo piano ed edifici pallidi gettano lumeggiature gialle tra i porpora dei loro riflessi indistinti. Sia Monet che Renoir facevano largo uso di colori non mescolati .
Monet e gli impressionisti furono tra i primi ad osservare che le ombre erano piene di colore. In La Gare Saint-Lazare i grigi, i marroni e perfino i neri sono ottenuti senza terre e quasi interamente da complesse miscele dei nuovi brillanti colori artificiali: blu cobalto, azzurro ceruleo, oltremare sintetico, verde smeraldo, verde di Guignet, giallo cromo, vermiglione e cresimi intenso . Il blu era il colore preferito dei pittori impressionisti, che lo utilizzavano non solo per rappresentare la natura, ma per indicare stati d'animo, sentimenti e creare atmosfere. Il blu cobalto, un pigmento di ossido di cobalto e di ossido di alluminio, era tra i colori preferiti da Pierre-Auguste Renoir e Vincent van Gogh. Era simile allo smaltino, il pigmento usato da secoli per produrre vetro blu, ma subì notevoli migliorie da parte del chimico francese Louis Jacques Thénard, che lo scoprì nel 1802. Era molto stabile, ma anche estremamente costoso. Van Gogh scrisse al fratello Theo: «Il blu cobalto è un colore divino e non c'è niente di così bello per creare atmosfera intorno alle cose...» .
Con queste parole van Gogh descrisse a Theo come compose un cielo: «Il cielo azzurro cupo era punteggiato di nuvole di un blu più profondo del blu fondamentale del cobalto intenso, e altre di un azzurro più chiaro simile al biancore azzurro della Via Lattea. Il mare era di un oltremare molto scuro (...) la spiaggia di una specie di violetto e ruggine tenue, così la vedevo e sulle dune (...) alcuni cespugli blu di Prussia»
Claude Monet utilizzò diversi colori inventati di recente nella sua Gare Saint-Lazare (1877): il blu cobalto, inventato nel 1807, il blu ceruleo, inventato nel 1860, e il blu oltremare francese, prodotto per la prima volta nel 1828. _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:24:43 Descrizione: |
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Il completo blu
Il blu era divenuto per la prima volta il colore «alla moda» dei ricchi e potenti d'Europa nel XIII secolo, quando venne indossato da Luigi IX di Francia, meglio noto come San Luigi (1214-1270). Indossare vesti blu era simbolo di dignità e di ricchezza e gli abiti di questo colore erano limitati alla nobiltà . Tuttavia, il blu venne rimpiazzato dal nero come colore del potere nel XIV secolo, quando i principi europei, e successivamente i mercanti e i banchieri, volevano mostrare la loro serietà, dignità e devozione (vedi nero).
Il blu tornò gradualmente protagonista della moda di corte nel XVII secolo, come parte della tavolozza di colori sgargianti sfoggiati in costumi estremamente elaborati. Il moderno completo blu ha le sue radici nell'Inghilterra della metà del XVII secolo. Dopo la peste di Londra del 1665 e il grande incendio che si abbatté sulla stessa città nel 1666, il re Carlo II d'Inghilterra ordinò che i suoi cortigiani indossassero cappotti, gilet e calzoni di foggia semplice e di colore blu, grigio, bianco e camoscio. Ampiamente imitato, questo stile di moda maschile divenne quasi un'uniforme della classe mercantile londinese e del gentiluomo di campagna inglese .
Durante la rivoluzione americana, il leader del partito Whig d'Inghilterra, Charles James Fox, indossava un cappotto blu e gilet e calzoni camoscio, i colori del suo partito e dell'uniforme di George Washington, di cui sosteneva i principi. Il completo da uomo seguiva la forma base delle uniformi militari dell'epoca, in particolare di quelle della cavalleria .
All'inizio del XIX secolo, durante la reggenza del futuro re Giorgio IV, il completo blu fu rivoluzionato da un cortigiano di nome George Beau Brummell. Brummell creò un completo che si adattava alla forma umana. Il nuovo stile aveva una lunga coda tagliata per adattarsi al corpo e lunghi pantaloni attillati che sostituivano i pantaloni al ginocchio e le calze tipici del secolo precedente. Utilizzò colori semplici, come il blu e il grigio, affinché si concentrasse l'attenzione sulla forma del corpo, non sugli abiti. Secondo Brummel, «Se la gente si gira a guardarti per strada, non sei ben vestito» . Questo stile venne adottato dal Principe Reggente e in seguito dall'alta società di Londra. Originariamente il cappotto e i pantaloni erano di colori differenti, ma nel XIX secolo divenne di moda il completo di un solo colore. A partire dalla fine del XIX secolo, il completo nero divenne l'uniforme degli uomini d'affari di Inghilterra ed America. Nel XX secolo, il completo nero venne a sua volta in gran parte sostituito da uno di colore blu scuro o grigio . _________________ Una morbida nuvolotta.... di zucchero filato alla fragola e limone |
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Inviato: Lun Feb 10, 07:25:00 Descrizione: |
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Nel XX e XXI secolo
All'inizio del XX secolo, molti artisti riconobbero il potere emotivo del blu e ne fecero l'elemento centrale dei loro dipinti. Durante il suo Periodo blu (1901-1904) Pablo Picasso usò vari toni di blu e verde, con quasi totale assenza di colori caldi, per creare un'atmosfera malinconica. In Russia, il pittore simbolista Pavel Kuznetsov e il gruppo artistico della Rosa Blu (1906-1908) usarono il blu per creare un'atmosfera fantasiosa ed esotica. In Germania, Vassily Kandinsky e altri emigrati russi formarono il gruppo artistico chiamato Der Blaue Reiter («Il cavaliere azzurro») e usarono il blu per simboleggiare la spiritualità e l'eternità . Henri Matisse usò blu intensi per esprimere le emozioni che voleva che gli spettatori provassero; secondo le sue parole: «Un certo blu ti penetra nell'anima» .
Nella seconda metà del XX secolo, i pittori appartenenti al movimento dell'espressionismo astratto iniziarono a usare il blu e altri colori nella sua forma pura, senza alcun tentativo di rappresentare nulla, allo scopo di ispirare idee ed emozioni. Il pittore Mark Rothko osservò che il colore era «solo uno strumento»: il suo interesse stava «nell'esprimere le emozioni umane, tragedia, estasi, sventura e così via» .
Nella moda, il blu, in particolare quello scuro, continuava ad essere considerato come un colore serio ma non cupo e intorno alla metà del XX secolo superò il nero come colore più comune dei completi da uomo, l'abito di solito indossato dai leader politici e finanziari. Sondaggi di opinione pubblica negli Stati Uniti e in Europa hanno dimostrato che il blu è il colore preferito di oltre il 50% degli intervistati; vengono poi il verde (un po' meno del 20%), il bianco e il rosso (attorno all'8% ciascuno), mentre gli altri colori si collocano molto al di sotto .
Nel 1873 un tedesco immigrato a San Francisco, Levi Strauss, inventò un nuovo tipo resistente di pantaloni da lavoro, realizzati in tessuto denim e colorati con l'indaco, chiamati blue jeans. Nel 1935 la lussuosa rivista Vogue elevò questo capo d'abbigliamento nel regno dell'alta moda e a partire dagli anni '50 essi divennero una parte essenziale dell'abbigliamento dei giovani negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo.
Il blu viene anche considerato come un colore autorevole senza essere minaccioso. Dopo la seconda guerra mondiale il blu è divenuto il colore simbolo di importanti organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa, l'UNESCO, l'Unione Europea e la NATO. Le forze di pace delle Nazioni Unite indossano caschi blu per sottolineare il loro ruolo di mantenimento della pace. Il blu viene usato nella simbologia militare della NATO per indicare le forze amiche, da cui il termine blue on blue («blu su blu») per indicare il fuoco amico e il Blue Force Tracking, sistema di monitoraggio GPS per localizzare la posizione delle unità amiche. L'Esercito Popolare di Liberazione cinese (noto in passato come «Armata Rossa») usa il termine «Armata Blu» per indicare le forze ostili durante le esercitazioni .
Il XX secolo ha visto l'invenzione di nuovi modi di creare il blu, come la chemiluminescenza, producendo luce blu attraverso una reazione chimica.
Nel XX secolo è divenuto possibile anche possedere una propria tonalità di blu. L'artista francese Yves Klein, con l'aiuto di un venditore di vernici francese, ha creato un blu specifico chiamato International Klein Blue, che ha brevettato. Esso è fatto di blu oltremare combinato ad una resina chiamata Rhodopa, che gli conferisce un colore particolarmente brillante. La squadra di baseball dei Los Angeles Dodgers ha sviluppato un suo proprio blu, chiamato blu Dodger, e diverse università americane hanno inventato nuovi blu per le loro uniformi.
Con l'avvento del World Wide Web, il blu è diventato il colore standard per i collegamenti ipertestuali nei browser grafici (nella maggior parte di essi, i collegamenti diventano viola dopo essere stati visitati), per rendere evidente ai lettori la loro presenza all'interno del testo.
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Inviato: Lun Feb 10, 07:28:13 Descrizione: |
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International Klein Blue
“International Klein Blue” (IKB) è un processo registrato in Francia il 19 maggio 1960 presso l'Institut national de la propriété industrielle (INPI) con la busta Soleau n. 63471 dell'artista francese Yves Klein. Combina il pigmento blu oltremare con un legante molto specifico creato con l'aiuto di un chimico. Per legge, nessuno può appropriarsi di un colore. IKB, chiamato anche Klein Blue, non si riferisce a una tonalità di blu ma a questa combinazione unica creata da Yves Klein e spesso considerata un atto artistico nel senso di arte concettuale.
L'International Klein Blue (o IKB come è conosciuto nei circoli artistici) è stato realizzato dall'artista francese Yves Klein come parte della sua ricerca sui colori che meglio rappresentano i concetti che voleva trasmettere.
Anche se Klein aveva lavorato estesamente con il blu nella sua carriera iniziale, fu soltanto dal 1957 che lo utilizzò come componente centrale delle sue opere (il colore che si trasforma efficacemente in arte). Klein ha realizzato una serie di produzioni monocromatiche usando l'IKB come tema centrale. Questi hanno incluso performance art in cui l'artista ha verniciato modelle nude che poi ha fatto camminare o rotolare su tele bianche o più spesso monocromatiche.
Il segreto del notevole impatto visivo dell'IKB deriva dal massiccio utilizzo del blu oltremare ed alla spessa applicazione della vernice che Klein realizzava sulle tele.
L'IKB è stato sviluppato da Klein e dai chimici per avere la stessa luminosità ed intensità di colore dei pigmenti asciutti, ed è stata realizzata sospendendo il pigmento asciutto in una resina sintetica. Questa nuova tonalità è stata brevettata da Klein, ma mai prodotta da nessuno a livello industriale.
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Inviato: Lun Feb 10, 07:30:18 Descrizione: |
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Blu di Prussia
Il blu di Prussia (in tedesco Preußisch Blau), noto anche come blu di Berlino, è un pigmento blu scuro usato nelle vernici e un tempo nei disegni tecnici. Venne scoperto casualmente a Berlino nel 1706 da Diesbach e Dippel.
Ha diversi nomi chimici, tra cui, per la forma insolubile “ferrocianuro ferrico” (trad.), “esacianoferrato(II) di ferro(III) esaidrato” (IUPAC), “esacianoferrato ferrico”, e per la forma solubile “ferricianuro ferroso” (trad.), “esacianoferrato(III) di ferro(II)” (IUPAC).
Il nome deriva dall'utilizzo della tintura nelle divise del Regno di Prussia.
Caratteristiche
l blu di Prussia è stato descritto in due forme: quella solubile, KFe(II)[Fe(III)(CN)6] e la forma insolubile, Fe(III)4[Fe(II)(CN)6]3·6H2O.
Keggin e Miles hanno suggerito una struttura cubica a facce centrate in cui il ferro ad alto spin e il ferrocianuro a basso spin si dispongono in una struttura ottaedrica legati a -NC e -CN unità, rispettivamente con K+ controione sito interstiziale.
La forma insolubile descritta da Ludi et al. manca di un quarto di ioni esacianoferrato con il sito dell'azoto occupato invece da un cluster di molecole d'acqua coordinate al sito del Fe(III) con altre molecole d'acqua interstiziali.
Si ottiene per reazione tra il ferrocianuro di potassio e ioni di ferro(III); il colore è talmente intenso e caratteristico da rendere questa reazione adatta per il rilevamento del ferro o dei cianuri. Il blu intenso è causato dal trasferimento di elettroni da un atomo di ferro a un altro all'interno della molecola. Viene assorbita luce a 680 nm (rosso), provocando il trasferimento di un elettrone da un atomo di Fe(II) a uno vicino di Fe(III). La luce trasmessa risulta blu.
Nonostante la presenza dello ione di cianuro, il blu di Prussia, come altri ferrocianuri, non è particolarmente tossico a causa del forte legame tra gli ioni di cianuro e di ferro. Comunque, se trattato con acidi forti concentrati, può liberare il cianuro in forma di cianuro di idrogeno, più noto come acido cianidrico, che è estremamente tossico.
Impieghi
Il blu di Prussia è un colore intenso e tende verso il nero o il viola scuro quando viene mischiato con altri colori a olio.
Sospeso come colloide in acqua, il blu di Prussia è la base della tintura in blu dei tessuti. Venne impiegato come colore nelle uniformi degli eserciti prussiani e degli eserciti francesi napoleonici; in particolare i francesi lo chiamarono bleu national.
Il blu di Prussia può essere utilizzato anche da agente chelante e nel trattamento per l'avvelenamento da metalli pesanti. In particolare viene usato per i pazienti che hanno ingerito cesio o tallio radioattivi e anche per il tallio non radioattivo.
Come "blu degli ingegneri" viene miscelato con un materiale oleoso e strofinato su una superficie metallica; questa viene a sua volta strofinata con un'altra superficie di riscontro e la rimozione del pigmento indica la posizione dei punti in rilievo. Quindi può essere usato per indicare la regolarità di una superficie o di un supporto.
Joseph Whitworth rese popolare il primo metodo pratico per preparare accuratamente delle superfici piatte negli anni 1830, usando il blu di Prussia e delle tecniche di raschiamento su tre superfici di prova. Fino alla sua introduzione delle tecniche di raschiamento, lo stesso metodo con tre superfici veniva usato con delle tecniche di lucidatura che davano però risultati meno accurati. Ciò portò a un'esplosione dello sviluppo di strumenti di precisione che usavano queste tecniche per generare superfici piatte come base per l'ulteriore costruzione di forme precise.
Il blu di Prussia può essere miscelato con alcoli metilati per creare una macchia ad essiccazione rapida. Queste macchie vengono usate per le operazioni di marcatura nella lavorazione dei metalli, per trasferire lo schema di lavorazione sul pezzo prima che venga lavorato.
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Inviato: Lun Feb 10, 07:33:50 Descrizione: |
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Il blu egizio è un pigmento inorganico sintetico. È un tetrasilicato di rame e calcio (CaCuSi4O10 o CaOCuO(SiO2)4.
Il pigmento era conosciuto da Egizi, Etruschi
Greci e Romani e fu usato anche nel Medioevo e nel Rinascimento.
«Ricerche condotte, sotto la guida del Linceo Antonio Sgamellotti (...), sul Trionfo di Galatea hanno dato un risultato sorprendente: vi fu estesamente adoperato il blu egizio, pigmento assai comune in età romana in pittura e nella diffusa policromia dei marmi, ma poi apparentemente scomparso dall'uso». In una Conferenza all'Accademia delle Arti del Disegno lo stesso Sgamellotti, introdotto da Giorgio Bonsanti e Cristina Acidini, espone la ricerca diagnostica sull'opera di Raffaello in relazione anche alla storia della Farnesina, dei suoi architetti, artisti e dell'amore tra Agostino Chigi e Dorotea.
Storia
Il blu egizio è un pigmento tipicamente associato all'Antico Egitto e alla sua arte (definito anche come fritta blu nei testi anglosassoni), molto spesso considerato come il primo vero pigmento sintetico il cui processo di fabbricazione è strettamente connesso con la nascente produzione vetraria. Appare quasi contemporaneamente in Egitto, a Creta e in Mesopotamia – anche se l'origine sembrerebbe comunque egiziana – prendendo rispettivamente il nome di hsbd irit, uknû merku e kuwano (Delamare 2013). Si diffonderà per tutto il bacino del Mediterraneo grazie alla potenza di Roma per poi scomparire lentamente nel Medioevo.
Si suppone che la scoperta del processo di fabbricazione si collochi intorno al 3100 a.C., è stato infatti suggerito da Hatton, Shortland, e Tite (2008 p. 1591) già per le pitture della tomba 3121 di Saqqara della fine della I Dinastia intorno al 2900 a.C. Il suo impiego si generalizza nella IV Dinastia: è riportato ad esempio da (Delamare 2013 p. 5) sulla stele di Mery del Louvre (circa 2550 a.C.) e da Riederer (1997 p. 23) sulla statua di Rahotep, tutti della IV Dinastia, e sui geroglifici incisi nella piramide di Unas, della V Dinastia, da Stulik, Porta, and Palet (1996) su delle pitture murali, sempre della IV Dinastia.
Va segnalata l'antichità dei ritrovamenti di Creta risalenti al periodo pre-palaziale di Knosso tra il 3000 e il 1900 a.C., anche se ci sono elementi per credere che in questo caso si trattasse di un prodotto importato dall'Egitto (Filippakis, Perdikatsis, e Paradellis 1976; Delamare 2013 p. 5 e p. 11). Nel Medio Oriente appare sotto forma di perline, trovate nel cimitero di Ur in uno strato datato tra il 2600 e il 2350 a.C. (Moorey 1994 p. 187). Nel corso dell'Antico e del Medio Regno la composizione del blu egizio si mantiene relativamente stabile utilizzando rame metallico o sotto forma di malachite (Nicholson e Shaw 2000 p. 44). Nel passaggio tra la civiltà del rame a quella del bronzo, assistiamo alla parallela sostituzione del rame con scarti della lavorazione del bronzo dalla composizione variabile che segue l'evoluzione della tecnologia di quest'ultimo come testimoniato dalla presenza di stagno o di piombo (El Goresy 1986 p. 18; Delamare 2013 p. 6-7).
Fabbricazione
Gli unici dati scritti che possono essere avvicinati al blu egizio ci giungono da Tell'Uma gay e babilonesi databili intorno alla fine del XVII secolo a.C. che descrivono la fabbricazione di vetri anche colorati di blu utilizzando il rame (Forbes 1966 p. 131-145). Non ci sono invece ricette che descrivono i metodi di fabbricazione del blu in Egitto. Tanti studiosi del XIX e del XX secolo si sono dunque interessati a questo pigmento per scoprirne la vera natura e per tentare di replicarlo (il primo a ottenere un prodotto simile fu Davy nel 1815), ma considerando che le uniche fonti scritte disponibili sono di epoca Romana, principalmente Vitruvio (VII, 11), e che piccole variazioni nella composizione o nelle condizioni ambientali possono determinare importanti differenze nel tono o nella trasparenza, si è dovuto arrivare agli anni sessanta del Novecento per avere un'idea abbastanza chiara sulle materie prime e sui metodi di fabbricazione utilizzati dagli Egizi.
Il blu egizio non è un vetro colorato, dato che è generalmente composto di tre fasi distinte: cristalli blu di cuprorivaite (tetrasilicato di rame e calcio), vetro interstiziale e quarzo residuo; possono essere presenti anche calcio, rame o alcali in eccesso; lo si ottiene con quantità variabili di quarzo o sabbia silicea, carbonati di calcio e rame, eventualmente con l'aggiunta di fondenti alcalini. Una ricetta (Delamare 2013 p. 8) prevede di scaldare per una trentina di ore a 950 °C in ambiente ossidante (per altri come El Goresy (1986 p. 16) in ambiente riducente) una miscela di 100 g di carbonato di calcio, 63 g di rame e circa 240 g di silice. Queste sarebbero le proporzioni stechiometriche che dovrebbero essere rispettate principalmente nel rapporto tra rame e calcio, mentre la silice è generalmente in eccesso. Quantità variabili di sostanze alcaline come il natron o la cenere di piante alofite potevano essere aggiunte per abbassare la temperatura di reazione e per favorire la formazione della fase vetrosa amorfa che influiva sia sul tono, sia sulla saturazione, sia sul grado di trasparenza; nei campioni antichi questa fase può essere assente anche per cause dovute a degrado (Hatton, Shortland, e Tite 2008 p. 1593 e 1596; Green 2001 p. 44 in Davies; Nicholson e Shaw 2000 p. 44).
Gli Egizi tuttavia non sempre impiegavano materie prime pure: come fonte di rame si utilizzavano principalmente limatura di rame più o meno puro o minerali rameici come la malachite (Hatton, Shortland, e Tite 2008 p. 1598), che a partire dalla XVIII dinastia vengono quasi del tutto sostituite dal bronzo (Delamare 2013 p. 6 e 8), per la silice si usava quarzo macinato o sabbia del deserto che conteneva già una percentuale sufficiente di calcare che altrimenti doveva essere aggiunta appositamente nella forma di roccia calcarea o di ossido di calcio. Per migliorarne il tono il blu egizio poteva essere macinato, impastato con acqua, confezionato in piccole sfere e nuovamente messo in forno; moderni studi (Canti e Heathcote 2002) sostengono che si può arrivare fino a tre successive cotture per un totale di circa 100 ore. Alcuni studiosi fanno una distinzione, sulla base della morfologia delle varie fasi, tra il prodotto di una sola cottura – inteso come prodotto di base forse destinato esclusivamente al commercio – e i composti dalla dimensione dei cristalli più ridotta ottenuti per macinazione e successiva cottura del prodotto di base (Tite, Shortland, e Hatton 2008).
Tite et al. (1987) propongono una classificazione di tre differenti tipi di pigmento tra quelli utilizzati in Egitto distinti sulla base del tono, del grado di macinazione e della composizione: scuro, con un basso contenuto di alcali; chiaro, simile al precedente ma con cristalli più piccoli; chiaro “diluito” in quanto l'alto contenuto di alcali portava alla formazione di vetro che ne attenuava il tono, quest'ultimo più comune a partire dalla XVIII dinastia. Una distinzione tra i vari gradi di macinazione e i relativi toni è già presente in Teofrasto (c. LV) e testimonia dell'ormai acquisita conoscenza della relazione tra la dimensione delle particelle e il tono più o meno scuro (vedi anche (Gettens e Stout 1942 p. 112; Middleton e Humphrey 2001 p. 12; S. Pagès-Camagna et al. 2006 p. 141). Una volta polverizzato poteva anche essere impastato con acqua o un blando legante, formato in stampi e rimesso in forno, anche a una temperatura relativamente bassa, per ottenere piccole statuette o perline, come dimostrato da tantissimi reperti documentati a partire dalla VI Dinastia.
Da uno scavo effettuato da Petrie nel 1894 a Tell el-Amarna – le cui conclusioni sono state riviste da Nicholson nel 1995 – è emerso un laboratorio dove avveniva la fabbricazione di vetro e del blu egizio; dalle analisi compiute sui forni si è potuto stimare che uno di essi aveva raggiunto una temperatura massima di circa 1250 °C (Nicholson 1995). Diversi campioni blu e verdi di materiale grezzo risalenti al Nuovo Regno, forse addirittura destinati a una seconda cottura prima di essere impiegati come pigmento o per modellare oggetti, sono stati studiati da Hatton, Shortland e Tite (2008) e confrontati con campioni di provenienza mesopotamica.
L'uso del blu egizio si estenderà fino al periodo Tolemaico e si diffonderà in tutto il bacino del Mediterraneo (Creta e isole dell'Egeo, Babilonia, Assiria, Grecia, ecc.) diventando in seguito il blu per eccellenza dei Romani con il nome di caeruleum. Andrà poi lentamente scomparendo durante il Medioevo (Gaetani, Santamaria, e Seccaroni 2004); l'identificazione più tarda è stata effettuata su un dipinto di Giovanni Battista Benvenuti detto l'Ortolano del 1524 (Bredal-Jørgensen et al. 2011)
Generalmente il blu egizio è un pigmento molto stabile, non viene alterato da luce, acidi o alcali. Tuttavia sono riportati casi in cui si è notata un'alterazione della fase vetrosa dovuta a un'alta presenza rame e di fondenti alcalini che ha reso friabile il pigmento (Green 2001 p. 44 Pagès-Camagna e Colinart 2003). In altri casi è stato notata la formazione di gesso che ha dato luogo a un annerimento superficiale delle campiture blu (Green 2001 p. 45). È stato pure proposto che sia i cloruri di rame che la malachite possano essere anche prodotti dall'alterazione in verde del blu egizio (Lee e Quirke 2000 p. 112; Schiegl, Weiner, e El Goresy 1992), anche se su questa eventualità sono stati sollevati dei dubbi (Riederer 1997 p. 28).
Applicazioni moderne
Se eccitato da luce visibile, il blu egizio emette una luminescenza nel vicino infrarosso estremamente potente e caratterizzata da un lungo tempo di vita; ciò ha permesso di rilevare la sua presenza sulla superficie di oggetti in cui il pigmento appare invisibile all'occhio umano. Questa proprietà ha anche reso possibile l'identificazione di tracce di questo pigmento su manufatti risalenti al sedicesimo secolo, quando ormai l'utilizzo di questo materiale era andato in disuso da molti anni. La luminescenza nel vicino infrarosso (regione dello spettro elettromagnetico nella quale né i grassi né l'emoglobina presentano alti coefficienti di assorbimento) e la capacità del blu egizio di essere facilmente esfoliato in acqua a formare "nanosheets", rendono questo materiale assai promettente per diverse applicazioni di alta tecnologia: tra queste possiamo annoverare la biomedicina (bioimaging), le telecomunicazioni, i laser e gli inchiostri di sicurezza, ma si può considerare l'impiego del blu egizio anche per dissipare calore in applicazioni termiche e per ottimizzare le prestazioni di celle fotovoltaiche.
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Inviato: Lun Feb 10, 07:37:32 Descrizione: |
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Il blu oltremare è un pigmento inorganico di colore blu. Noto sin dall'antichità, è un silicato di sodio e alluminio con inclusioni di solfuri e solfati, contenente dei cristalli cubici di lazurite. Il colore blu è dovuto al radicale dell'anione S3- che contiene un elettrone spaiato.
In natura si trova una composizione simile nel lapislazzuli, una pietra semipreziosa che fino al XIX secolo, attraverso una costosa e lunga lavorazione, era utilizzata per la sua produzione. Tale pigmento si identifica oggi come "oltremare genuino".
Etimologia
Il nome "blu oltremare" deriva dal fatto che il lapislazzuli veniva estratto principalmente in Oriente e dai porti del Vicino Oriente (Siria, Palestina, Egitto) arrivava in Europa; da qui "Oltremare", nome che questi territori avevano in epoca medievale.
Storia
Il Bacio di Giuda, Cappella degli Scrovegni
Il più antico uso conosciuto di questo pigmento risale a VI - VII secolo nei dipinti dei templi afghani vicini al più noto giacimento di lapislazzuli. L'uso di questa pietra è documentato in dipinti cinesi del X e XI secolo, in India nei dipinti murali dell'XI, XII e XVII secolo, nei manoscritti miniati anglosassoni e normanni scritti dopo il 1100.
Il blu oltremare era un pigmento di difficile lavorazione e, a meno di utilizzare in partenza del minerale molto puro, ciò che si otteneva dopo la macinazione era una polvere blu tendente al grigio chiaro.
All'inizio del XIII secolo fu introdotto un metodo per migliorarne la qualità di cui ci rimane una descrizione fatta dall'artista del XV secolo Cennino Cennini. Il minerale, finemente macinato, mescolato con cera fusa, resine ed oli viene avvolto in un panno e impastato in una soluzione diluita di liscivia. Sul fondo del contenitore si raccolgono le particelle blu, mentre le impurità e i cristalli incolori rimangono nel bulk. Il procedimento va ripetuto almeno tre volte. Il residuo finale, costituito in gran parte da materiale incolore e poche particelle blu, è apprezzato come smalto per la sua trasparenza blu chiara.
Fu ampiamente utilizzato nel XIV e XV secolo insieme al vermiglione e all'oro nei manoscritti miniati e nei dipinti su tavola dei maestri italiani. Dall'inizio del XVI secolo fu importato in Europa l'azzurro oltremare, in cui il lapislazzuli - letteralmente pagato a peso d'oro - era presente solo per il 2-3%.
Pur avendo un'ottima resistenza alla luce e alle basi, il pigmento viene facilmente scolorito dagli acidi. Negli affreschi era usato a secco, cioè applicato in miscela con dei leganti sull'intonaco asciutto.
È stato a lungo considerato il blu per antonomasia e, in virtù anche del suo costo, uno dei colori più ricchi e preziosi, spesso associato al rosso porpora e all'oro, in particolare nell'iconografia della Madonna. Gli artisti europei lo usavano con parsimonia sostituendolo
quando possibile con un altro pigmento più economico, l'azzurrite. Sino all'introduzione della pittura ad olio era considerato "blasfemo" mischiare questo colore ad altri.
Errato attribuire a Giotto l'uso del Lapislazzuli. Egli, piuttosto, "dimostra di saperne trarre gli effetti migliori grazie ad una ineguagliata maestria tecnica, tanto da avere tratto in inganno intere generazioni di critici quando, per esempio, hanno creduto che egli avesse usato per le campiture azzurre il lapislazzuli invece dell’assai più comune (ed economica ) azzurrite."
Sul finire del XVII e nel XVIII secolo, a causa di una carenza di azzurrite, ci fu una forte richiesta di pigmento blu. Nel 1814 Tassaert osservò la formazione spontanea di un composto blu, simile, se non identico, al blu oltremare in una fornace per la produzione di calce a Saint-Gobain, cosa che spinse la Societé pour l'Encouragement d'Industrie ad offrire un premio per trovare un metodo di produzione artificiale del prezioso pigmento. Tali processi di produzione furono ideati indipendentemente da Jean Baptiste Guimet nel 1826 e da Christian Gmelin, divenuto poi professore di chimica a Tubinga, nel 1828. Mentre Guimet mantenne il suo procedimento segreto, Gmelin lo pubblicò, permettendo così la nascita dell'industria dell'oltremare artificiale.
Le recenti ricerche condotte dall'Università di Bari affermano che il colore oltremare sia stato scoperto 50 anni prima rispetto a quanto si pensava, attribuendo il merito al Principe Raimondo di Sangro a Napoli. Questo potrebbe spiegare perché il blu oltremare è anche conosciuto come "Blu Napoli". Questa scoperta mette in dubbio l'ipotesi che Jean Baptiste Guimet e Gmelin siano stati gli inventori del pigmento. Secondo alcuni resoconti, Raimondo di Sangro avrebbe scelto il nome ispirandosi al mare e al cielo di Napoli.[2]
Produzione
Il metodo di Guimet e Gmelin, tuttora in uso, consiste in una miscela in parti uguali di caolino, carbonato o solfato di sodio e zolfo con l'aggiunta di piccoli quantitativi di sostanze riducenti come carbone, colofonia o pece posta in muffola per circa 24 ore ad una temperatura di 800 °C. La massa ottenuta, dopo raffreddamento, deve essere macinata e lavata con acqua per eliminare i residui solubili.
Ciò che si forma è un silicato di sodio e alluminio nel cui reticolo cristallino sono inglobate delle molecole di polisolfuro sodico, a cui si deve il colore. Sostituendo lo zolfo con il selenio, la colorazione vira al rossastro, mentre con il tellurio vira al giallo.
Il pigmento ha un'ottima resistenza alla luce, al calore e agli alcali, mentre viene attaccato dagli acidi, anche deboli, con sviluppo di acido solfidrico e scomparsa del colore. Oltre i 400 °C può decomporre liberando biossido di zolfo.
Il blu oltremare trova ampia applicazione nella produzione di vernici, inchiostri da stampa, materie plastiche, carta e cosmetici.
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Inviato: Lun Feb 10, 07:38:07 Descrizione: |
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Il cobalto è una gradazione fredda e desaturata del blu, storicamente creata attraverso la sinterizzazione del monossido di cobalto con l'ossido di alluminio a 1200 °C. È stata scoperta da Louis-Jacques Thenard nel 1802.
Storia
L'alluminato di cobalto CoAl2O4, noto anche con il nome di blu cobalto, blu di Thénard e blu di Dresda, è un pigmento che venne sintetizzato per la prima volta nel 1802 da Thénard scaldando insieme fosfato di cobalto Co3(PO4)2 o arsenato di cobalto Co3(AsO4)2 e allumina Al2O3; ancora oggi viene prodotto tramite la medesima procedura. Questo pigmento presentò grandi vantaggi per i pittori dell'epoca poiché era molto stabile e facilitava l'asciugatura della pittura ad olio.
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Inviato: Lun Feb 10, 07:41:23 Descrizione: |
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intensità del colore è paragonabile a quella dell'International Klein Blue.[6]
La scoperta
La scoperta del pigmento è stata fortuita e inattesa. Lo studente universitario Andrew Smith, nel tentativo di ottenere una fibra ad alta conducibilità elettrica, ottenne il composto chimico riscaldando a circa 1.100 °C il triossido di manganese con gli ossidi di ittrio e indio (YIn1−xMnxO3). Il prodotto ottenuto non aveva le proprietà ferromagnetiche richieste, ma il docente, il professore Mas Subramanian, notò che il composto, di un colore blu brillante, era in grado di riflettere in modo inusuale la radiazione infrarossa.
Proprietà e preparazione
La ricerca di un blu perfetto, stabile, non pericoloso e che non si degradasse è andata avanti per migliaia di anni senza risultati ottimali: fu infatti sperimentata da numerose civiltà come gli Egizi, la dinastia Han in Cina e i Maya.[10] Lo YInMn Blue ha numerose caratteristiche che lo rendono uno dei primi pigmenti blu chimicamente stabili e che non cambiano colore con l'illuminazione.
Come affermato dallo stesso Mas Subramanian, esso è uno dei pochi pigmenti inorganici blu a bassa tossicità, a differenza di altri più pericolosi come il blu cobalto, che è cancerogeno, o il blu oltremare sintetico, che emette acido solfidrico.
Un'altra peculiare proprietà della sostanza è quella di riflettere la radiazione infrarossa, in modo tale da diminuire il riscaldamento da irraggiamento luminoso di tutti gli oggetti verniciati con questo pigmento grazie alla sua struttura cristallina; tale proprietà fisica lo rende un ottimale componente per le vernici per automobili e per il restauro dei dipinti.
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